2) Meteostoria: eventi meteo estremi del periodo 1836-1866

Reanalisi degli eventi meteo più rilevanti dal 1836 in poi

Di Claudio Giulianelli

Villa San Giovanni in Tuscia (VT), 10 Agosto 2020 – Avevamo già fatto, in un articolo precedente, un quadro generale sul clima del passato ed in particolare su quello del trentennio 1836-1866. Eccoci qua, pronti per scoprire cosa si è dovuta trovare ad affrontare la gente che viveva nell’800, andando a vedere le carte più estreme di tale trentennio.

Le reanalisi partono dal 1 gennaio 1836, subito troviamo l’ondata di gelo più intensa di tutto questo periodo: ecco le temperature a 1500 metri del 2 gennaio 1836.

Questa carta è assolutamente incredibile! Un’isoterma di -14 a 1500 metri su Roma, una -15 sul viterbese ed una -16 che lambisce l’alto ternano, senese e grossetano! Mai visto nulla del genere a memoria d’uomo nei nostri tempi, pensate che nella stessa Roma, la massima del 2 gennaio a ciel sereno non ha superato gli 0 gradi quasi sicuramente, ma più probabilmente si è tenuta ampiamente negativa! Immaginate cosa poteva essere nelle colline delle altre nostre provincie, in una città come Viterbo forse non si è saliti oltre i -3/-4 di massima! Il tutto accompagnato da intensi venti di grecale che potrebbero aver tranquillamente superato gli 80 km/h in montagna. L’ingresso del gelo è dalla porta della bora, ciononostante non è escluso che delle nevicate sparse abbiano valicato l’appennino soprattutto tra Toscana e Lazio. Delle nevicate con venti di nord-est a 50-80 km/h e una temperatura di -5, immaginate quanto potesse essere invivibile! La gente di quel periodo, considerando come si viveva all’epoca, avrà sicuramente sofferto tantissimo, probabilmente molte persone saranno anche morte di freddo. Senza delle finestre con doppi vetri e probabilmente con spifferi ovunque, dentro casa sarà stato davvero molto difficile tenere la temperatura sopra gli 0 gradi. Più fortunato chi abitava, ad esempio, dentro le mura di Viterbo e nelle zone sud della città, dove forse grazie al sole e a possibili calme di vento è riuscito a tenere casa sufficientemente calda.

Non è finita qui, infatti se tale ondata di gelo rappresenta il picco minimo di temperatura raggiunto in tutti i 30 anni analizzati (e fra le temperature più basse degli ultimi 200 anni!), da metà febbraio si sono susseguite ondate di freddo moderate dalla porta del rodano, quindi con annesse e ben organizzate nevicate a tappeto sino a quote molto basse o fin sulle coste. Riportiamo una delle più significative:

 

In questa carta un organizzato vortice di bassa pressione al suolo (linee bianche) è posizionato sulla Toscana. La perturbazione sta passando con isoterme a 1500 metri di -6 su Roma, -7 sulle zone nord-ovest del nostro territorio. Ciò vuol dire che i venti meridionali molto umidi che accompagnavano il fronte hanno portato precipitazioni nevose probabilmente sin sulle coste! Per avere un’idea degli accumuli, non si può escludere che vi siano stati 20 cm a tappeto su tutte le nostre zone, con punte ben maggiori sulle zone esposte ai venti. A seguito del fronte vi sarà invece sicuramente stata la classica instabilità marittima fatta di rovesci a macchia di leopardo. In tutto l’evento ci sembra realistico dire che svariate delle nostre zone possano aver accumulato, anche in collina, oltre mezzo metro!!

Tra la metà di gennaio ed i primi di febbraio frequenti sono state le pause asciutte con temperature a 1500 metri su quelli che sono i nostri tipici valori invernali attuali, ossia una 0/+2. dopo ulteriori iniziali nevicate da sovrascorrimento a metà gennaio, il gelo di inizio gennaio sarà stato scalzato via almeno in parte e sulle zone occidentali il disgelo sarà senz’altro avanzato, prima di nuovo intenso freddo a febbraio. A fine mese le temperature sono aumentate, ma per uscire dal crudo clima invernale le alte quote dei nostri territori (cimino e amiata) hanno dovuto aspettare almeno i primi di marzo, tra il 5 ed il 7. Dopodiché è stata definitivamente abbandonata la stagione invernale e il clima ha avuto un decorso simile a quello dei nostri giorni, fino alla pacifica estate mediterranea (nessuna ondata di calore, temperature sempre nella norma dei nostri giorni).

Ma il 1836 non ha finito di stupirci. Guardate cosa è successo ad ottobre:

Queste carte sono di fine ottobre, una poderosa colata artica entra sui mari occidentali italiani (porta del Rodano).
Il 31 ottobre entrano una -4/-5 su tutto il nostro territorio, in particolare nella carta del 31 ottobre ore 0:00 sta passando un fronte in discesa da nord-ovest che con queste isoterme probabilmente ha portato neve su viterbese e grossetano sin quasi sulle coste! Romano ancora al limite, ma negli scatti dopo con gli ultimi fenomeni la quota neve si è abbassata sin quasi alle coste anche sul romano. Anche qua ci si possono aspettare accumuli anche al piano e sulla maremma di almeno una decina di cm, con episodio consistente sulle nostre montagne. Non avrebbe nulla di eccezionale questo episodio se non fosse che stiamo parlando del 30/31 ottobre! Di nuovo, a memoria d’uomo nei nostri tempi non si ricorda una nevicata talmente precoce fino alle pianure! E in tutti i 30 anni analizzati, questa è la nevicata più precoce per colline e pianure. Potrebbe essere, di nuovo, l’episodio più consistente in ottobre degli ultimi 200 anni!

La stagione 1836/1837 è stata freddissima, senza il picco record del gennaio 1836 ma con una perseveranza del freddo e del gelo ancora più marcate, pensate che tra metà dicembre e febbraio vi sono state 4 lunghe importanti ondate di freddo con annesse nevicate localmente consistenti fino a bassa quota, come quella del 26 dicembre 1836 in cui sul grossetano la neve è scesa probabilmente sino in pianura e con accumuli, dalle quote collinari, forse davvero consistenti (>50 cm) in quanto la zona rappresentava un limite di estensione del gelo centrato sulla Francia, quindi le precipitazioni hanno preso maggiore energia dal mare su cui scorrevano venti di ostro. Ma tra una intensa nevicata e l’altra arriviamo al Marzo 1837, l’inverno prosegue e non solo, vede persino una recrudescenza!

Ripetuti episodi nevosi probabilmente sin sulle coste! Ondata di freddo finita il 28 marzo. Per essere fine marzo, gli episodi nevosi avutisi alle bassissime quote sono in questa occasione sono i più tardivi di tutta la serie qui analizzata, e di nuovo siamo di fronte ad uno scenario rarissimo per i nostri tempi. La neve collinare a marzo infatti è arrivata in tempi recenti, ma qui probabilmente è nevicato anche a Roma, intorno al 25 di marzo è forse uno degli episodi più tardivi degli ultimi 200 anni per la Capitale, ma questo lo dovranno confermare le prossime analisi sul clima di fine 800 e prima metà del 900. Sicuramente eccezionale per i nostri tempi.
Il 1836/1837 è probabilmente uno degli inverni più lunghi di sempre, iniziato le nevicate di fine ottobre del 36 e finito alla fine di marzo del 37, 5 lunghi mesi con temperature sotto lo zero e nevicate a ripetizione.

Segnaliamo, solo a rigor di cronaca, che il successivo gennaio 1838 è stato gelido per l’europa, infatti venti gelidi continentali a più ondate hanno invaso tutta l’europa partendo dalla russia europea puntando principalmente Francia e Germania, un po’ analogamente a quanto accaduto a fine febbraio 2018. Non escludiamo anche in questi casi che vi possano essere stati episodi simili di intense nevicate sin sulle coste a più riprese, secondo uno schema simile a quello dei giorni recenti appena citati in cui come sappiamo una nevicata consistente ha colpito non solo Roma ma anche le coste, nonostante l’aria gelida ,anche in quel caso, puntasse principalmente all’europa centrale. Purtroppo capire se effettivamente sia andata così è davvero complicato e per questo non mostriamo carte ma ci limitiamo a citare questi eventi di gelo che potrebbero aver di nuovo portato a nevicate eccezionali per i nostri tempi, con annesso intenso gelo. Episodi minori di freddo e neve comunque non sono mancati.

Passa qualche anno, gli inverni continuano ad essere caratterizzati da intense nevicate fino al piano e a tratti sulle coste ma anche con qualche periodo mite con massime sin verso i 16-18 gradi, per trovare il successivo evento rilevante dobbiamo arrivare al giugno 1841:

Sono isoterme davvero basse per il periodo,10-12 gradi sotto le medie attuali. la +3 a 1500 metri è la nostra isoterma media di fine febbraio! Le massime potrebbero non essere salite oltre i 14-15 gradi in collina a cieli sereni, al 9 giugno. è un’ondata di freddo estiva davvero importante, quanto importante ce lo diranno i nostri lavori di analisi successivi.

Segnaliamo un nuovo inverno molto freddo, quello di gennaio e febbraio 1843 con ripetute ondate di freddo e neve fino a marzo (neve solo collinare per il mese primaverile) e a quote molto basse e a tratti sin quasi sulle coste (quindi ancora neve anche a Roma ad ad esempio).

Un altro inverno da record, infatti gelo e neve a ripetizione a febbraio e a tratti in gennaio hanno accompagnato la stagione del 1845 sino a quote molto basse, ma se nella stagione 1836/1837 era stata fatta una delle nevicate più tardive della storia per le basse pianure, in questo mese di marzo ecco una delle ondate di freddo più intense.

Si tratta di aria continentale, con la -12 che si è spinta sino all’appennino e nello scatto successivo la -10 sino alle nostre provincie. Le massime in collina probabilmente sono rimaste 1 grado o poco più sopra lo zero, poco più caldo anche a Roma. Per i nostri tempi, si tratta di un freddo assolutamente fuori scala per marzo!

Segnaliamo un Maggio molto caldo, quello del 1847, in cui l’anticiclone africano è arrivato attorno al 10 maggio e non ci ha più lasciati sino a fine mese. A 1500 metri si è raggiunta l’isoterma 19/20 che rappresenta un valore assolutamente notevole per maggio, e data la persistenza della cupola africana si potranno essere superati anche i 31-32 gradi in collina, con punte fino a 33-34 nel romano. Assolutamente notevole, ma saranno le prossime reanalisi a dirci se l’evento è di assoluto rilievo.
Ed eccoci alla stagione 1849/1850, con un novembre dicembre e gennaio caratterizzati da continue botte gelide e nevicate fino al piano. Ma il clou del freddo è alla fine di gennaio. Non si tratta di un’ondata di freddo al pari delle precedenti segnalate, ma comunque di rarissima intensità per i nostri tempi:

la -12 è entrata sul ternano, la -11 altrove. Di nuovo, in collina le massime potrebbero non essersi spinte oltre gli 0 gradi.
Febbraio mese nella norma per i nostri tempi. A marzo è tornata la neve fino a quote di pianura nella seconda metà del mese ma il record di nevicata tardiva per le bassissime pianure spetta ancora al 1837,anche se di nuovo potrebbe essere tornata la neve a Roma.

Siamo al 1851, a Marzo una poderosa retrogressione di aria gelida continentale dalle steppe russe arriva in Europa. La peculiarità è l’estrema somiglianza di queste carte con quelle del 3-5 febbraio 2012 che tutti ricorderete per l’eccezionale nevicata di Roma.

Anche in questa occasione dunque si può pensare come anche sulla capitale vi sia stato un episodio nevoso davvero consistente, forse il più consistente di quelli visti in marzo.
Dopo un novembre con freddo e ripetute nevicate sino a bassa quota eccoci a Dicembre 1851, altro intensissimo episodio di gelo in cui una -12 a 1500 metri lambisce senese e ternano, una -11 altrove.

Ancora una volta, le massime in collina non si sono spinte oltre gli 0 gradi in particolare sulle colline settentrionali del nostro territorio!

Arriviamo all’estate del 1853: finalmente troviamo il primo picco di caldo fuori scala per i nostro tempi! Tutto il mese di Luglio è stato bollente con temperature diurne in collina quasi sempre sopra i 35 gradi , ma è alla fine del mese che si raggiunge l’apoteosi del caldo.

Con queste carte, sono stati superati i 40 gradi in collina, massime fino a 41-43 gradi collinari possibili specie nelle zone interne. Un’estate davvero spaventosa.

Veniamo al febbraio 1854. L’ennesima, pesantissima botta gelida con una -12 stavolta piena su grossetano, senese e alta tuscia ed alto ternano. Su queste zone è stata la terza peggiore ondata di gelo dopo la prima citata del gennaio 1836. Non la seconda perchè ora ne vedremo un’altra totalmente folle.

Segnaliamo solo, nel mezzo, il giugno 1857 che è stato particolarmente caldo e con punte che potrebbero aver toccato di nuovo i 40 gradi soprattutto sulle pianure.

Eccola qua, al secondo posto nel 30ennio in considerazione…

Una -12 su Roma, una -13 sulle restanti zone ed una -14 che arriva a lambire il ternano. Anche qua,le massime in collina sono rimaste sotto lo zero, estremi massimi possibili a ciel sereno per Viterbo erano tra -1 e -2, sempre con un furioso grecale.
In quello stesso anno, la seconda ondata di calore più potente di tutta la serie 30ennale , ma seconda veramente per poco, portò temperature di nuovo folli per i nostri tempi con massime di nuovo fino a 40-42 gradi diffuse alle basse quote. Ecco uno scatto rappresentativo.

la +26 sui nostri mari. Pensate che nel 1859 estremi annui possibili per Viterbo possono essere stati -12°c di valore minimo raggiunto in inverno e 40°c in estate,un’escursione termica degna di paesi continentali dell’est europa, ben 52 gradi centigradi di scarto! Questo è l’anno più estremo di tutta la serie. Quello stesso anno si è passati da un caldo notevole, a tratti dal sapore estivo ad ottobre, per piombare in pieno inverno a novembre e sfogare poi in nuove nevicate anche fino in pianura la prima metà di dicembre!

Per trovare altri eventi davvero rilevanti per il nostro tempo, bisogna arrivare poi al 1865, altro anno estremo tra freddo invernale e caldo estivo. Eccola l’ennesima, imponente, colossale ondata di gelo, di nuovo con una -12 sulle coste e una -14 che sfiora senese e ternano.

Un’intensità analoga a quella del 10 gennaio 1859. Solo 6 anni dopo, tornava un’ondata di gelo che condivide con quella del 1859 il parimerito per il secondo posto tra le più intense del 30ennio. Ricordiamo sempre che si tratta di valori totalmente fuori scala per i nostri tempi, come sarà più evidente alla fine di questo ciclo di reanalisi. Nell’estate di quell’anno, la terza più calda del 30ennio, di nuovo il 19 luglio le massime potrebbero aver sfiorato i 40 gradi su alcune zone di pianura e collina.
Per dare un’idea sull’intensità del caldo estivo, si tenga presente che qua stiamo riportando la temperatura misurata dell’aria, non quella percepita. Non fatevi ingannare dai media che parlano di temperature della nostra estate prossime ai 50 gradi, perchè si fa riferimento alla temperatura percepita, che tiene conto dell’effetto dato dall’afa, dall’umidità. In genere nella nostra estate di norma i picchi massimi delle ondate di calore si raggiungono tra il 15 luglio e d il 10 agosto e non dovrebbero superare i 36-37 gradi nelle zone di pianura e collina più colpite.

Per dare un’idea dell’eccezionalità dell’evento del 1853 per i nostri giorni, fare massime in collina di 42-43 gradi ha lo stesso carattere di eccezionalità di una nevicata a Roma di 20 cm a Marzo. Ad esempio, il record di Viterbo AM di temperatura più alta di sempre è di 40.1, registrati l’ultima volta ad inizio agosto 2017 sotto un’imponente ondata di calore.
Il luglio 1853 in effetti non rappresenta un record solo per il picco massimo registrato a fine luglio, ma anche per durata. Infatti per tutto luglio e la prima settimana di agosto le temperature massime non sono mai scese sotto i 35 gradi diffusamente, ma molto probabilmente per oltre 10 giorni si è raggiunta la soglia dei 40 gradi! Nell’estate 2017 tale soglia è stata raggiunta per 3 giorni. Il caldo dell’estate 1853 è qualcosa che va oltre la nostra immaginazione. Il riposo notturno con queste isoterme è praticamente impossibile, le minime probabilmente sono frequentemente state sopra i 25 gradi, il fisico sottoposto a questi livelli di calura per così tanti giorni soffre tantissimo specie per le persone più fragili, anche in questo caso, come per il gelo del gennaio 1836, il caldo avrà fatto svariate vittime.

Per il momento questo è quanto, vi aspettiamo per le prossime sorprese!