La geologia dei Monti Cimini

Uno sguardo geologico alle meraviglie del territorio cimino

di Nicholas Fanicchia

Guardando il Lazio dall’alto, ed in particolare la provincia di Viterbo, si notano immediatamente quelle strutture concentriche, a forma di cratere, la cui origine è fortemente legata all’azione delle forze endogene: si tratta di vere e proprie strutture geomorfologiche che sono il lascito dell’intensa attività vulcanica avvenuta migliaia di anni fa. Nella Tuscia, il vulcanismo ha originato una serie di distretti a prevalente attività esplosiva (vedi esempio dell’Etna) che scendendo da nord a sud si riconoscono in quello: vulsino (Lago di Bolsena), cimino (Monte Cimino), vicano (Lago di Vico), sabatino (Lago di Bracciano) e tolfetano (Monti della Tolfa). In particolare, il settore geologico proprio dei Monti Cimini, a sud del capoluogo Viterbo, appartiene all’evoluzione della tettonica associata all’apertura del Mar Tirreno ed è spesso (erroneamente) inteso come un tutt’uno tra quello cimino e quello vicano. In realtà, come precedentemente esposto, i due distretti sono assolutamente indipendenti l’uno dall’altro, nonostante l’estrema vicinanza chilometrica (pari a circa 10 km in linea d’aria).

Entriamo ora nel vivo dell’affascinante geologia dei Monti Cimini.
Il distretto cimino (quello del Monte Cimino) ha un’età più antica: la sua attività, infatti, è compresa tra 1.35 milioni e 800.000 anni fa. Durante questo ampio intervallo di tempo, la risalita lungo le fratture di magmi viscosi acidi ha originato più di 50 rilievi collinari facilmente riconoscibili (Palanzana, Montalto, San Valentino, Ciliano, Soriano …) tutt’intorno al domo principale, quello del Monte Cimino. È possibile avere una scenografica visione d’insieme di tale gruppo di domi provenendo dal RaccordoOrte-Viterbo (S.S. 675), per poi accedere alla S.P. 61 Molinella per Soriano nel Cimino e infine accostando nell’area di parcheggio aperta al pubblico della piscina comunale (circa al Km 2,700), per rivolgere infine lo sguardo verso il paese di Soriano.

Visione d'insieme dei distretti che formano i Monti Cimini
Visione d’insieme dei distretti che formano i Monti Cimini

L’altitudine dell’intero complesso è molto variabile, passando dai circa 300 m.s.l.m. di quota minima fino ai 1053 m.s.l.m. del Monte Cimino, vero e proprio gigante della Tuscia, di cui ne rappresenta il maggiore rilievo orografico. Il principale prodotto di tale attività è il peperino, nelle due varianti “delle alture” e “tipico”. Un momento emblematico ricollegabile all’attività di questo distretto è la visita al “sasso naticarello”, ubicato nel piazzale della Faggeta del Monte Cimino. Conosciuto fin dall’antichità (nominato anche da Plinio il Vecchio), esso rappresenta uno dei tanti massi eruttati dal vulcano cimino durante la fase di massima attività e fa comprendere quale portata e quale forza avesse il Cimino durante le sue eruzioni. Tutto il territorio circostante del resto è cosparso di resti di enormi massi che caratterizzano profondamente il paesaggio e ci ricordano la straordinaria geologia dei Monti Cimini.

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Vista dalla S.P. 61 sui domi del distretto cimino – Fonte: Servizio Geologico d’Italia – ISPRA SNPA

Il distretto vicano, invece, è relativamente più recente (dagli 800.000 ai 60.000 anni fa) e caratterizzato da un vulcanismo di tipo alcanico-potassico. L’ultima fase della sua attività consiste nell’edificazione del cono del Monte Venere, che sorge all’interno della Caldera del Lago di Vico, originatasi in seguito ad una violenta esplosione e susseguente crollo dell’intero apparato craterico, nel quale durante gli anni si è originato il lago. Qui la variabilità altimetrica è leggermente più contenuta, andando dai 400 m.s.l.m. fino ai 965 del Monte Fogliano. I principali prodotti che resistono sino al giorno d’oggi sono i tufi, nelle varianti “grigio vicano” e “rosso a scorie nere”. Un posto da visitare e ricollegabile a tale vulcanismo è la Grotta del Diavolo, posta sulla sommità del Monte Venere: unica grotta laziale originatasi nelle rocce vulcaniche, si è originata dallo svuotamento delle masse laviche.

Depositi finali lungo la S.P. Cimina km 9.300 riconducibili all'attività vicana
Depositi finali lungo la S.P. Cimina km 9.300 riconducibili all’attività vicana

Inoltre, tale attività vulcanica è a stretto contatto con quella termale, dovuta ad un anomalo flusso di calore proveniente dalle viscere della terra, in questo caso di un paio di gradi superiore a quello normalmente presente in ogni angolo del Pianeta. Le manifestazioni più evidenti di tale attività sono le sorgenti del Bullicame a nord e quelle della famosa Acqua di Nepi a sud.

Il Pozzo del Diavolo sulla vetta del Monte Venere - Fonte: http://www.imontagnini.it/
Il Pozzo del Diavolo sulla vetta del Monte Venere – Fonte: http://www.imontagnini.it/

La geologia dei Monti Cimini ci riporta così a contatto immediato con la bellezza, la varietà e i segreti di un territorio ancora oggi, nonostante lo svilluppo delle attività umane, relativamente incontaminato e ricco di luoghi suggestivi.